La Domenica Del Corriere - 'No Other Choice', uccidere la concorrenza per lavorare

'No Other Choice', uccidere la concorrenza per lavorare
'No Other Choice', uccidere la concorrenza per lavorare

'No Other Choice', uccidere la concorrenza per lavorare

In sala la commedia grottesca e thriller di Park Chan-wook

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(di Francesco Gallo) In 'No Other Choice - Non c'è altra scelta' - già in concorso a Venezia 82 e in sala dal 1 gennaio con Lucky Red - non si tratta di una guerra tra poveri, ma tra chi è benestante e non ci sta a perdere il privilegio di pagare il maestro di tennis alla figlia, il corso di pilates alla moglie e di avere davanti casa il suv di ultima generazione. Questo va chiarito, perché il regista coreano Park Chan-wook, quello che ha dato dignità di arma al martello in 'Old Boy', fa un'operazione sì in linea con una cinematografia legata alla storia di un paese dai grandi contrasti economici, ma stavolta mette in scena una violenza che non è frutto della lotta di classe come nel caso di 'Parasite' o di 'Squid Game', bensì di una sorta di liberalismo radicale per cui prevalere o sopravvivere può significare anche uccidere. Almeno la pensa così You Man-su (il Lee Byung-hun di 'Squid Game'), manager quarantenne specialista nella produzione di carta con venticinque anni di esperienza, felice della sua vita semplice e serena con sua moglie Miri (Son Yejin) e i due figli. Quando però la sua azienda lo licenzia senza alcun preavviso, nella speranza di ottenere un nuovo posto di lavoro adeguato alle sue ambizioni decide di eliminare tutti i possibili concorrenti, ovvero quei pochi che hanno le sue stesse particolari competenze. E questo uccidendoli scientificamente uno alla volta. In questa commedia thriller dark, nuova versione del romanzo 'The Axe' di Donald E. Westlake già traposto da Costa-Gavras in 'Cacciatore di teste', tutto parte dalla consapevolezza di questo manager di non riuscire più a vivere come prima, nonostante abbia già messo in vendita la sua amata casa, dato via i due cani ("due bocche in meno da sfamare") e disdetto perfino l'abbonamento Netflix. "Quando ho letto il romanzo che parla di queste persone che producono carta sono stato molto colpito. Anche noi del mondo del cinema sappiamo cosa significa non lavorare. Un'esperienza che ho vissuto in prima persona. Quando finisce un film è un po' come andare in disoccupazione, una disoccupazione che può essere breve, lunga o definitiva. E così anche noi registi ci ritroviamo, proprio come il protagonista del film, a proporre i nostri progetti ai produttori sperando che li accettino e ci facciano lavorare", ha spiegato Park Chan-wook. Ha detto invece Lee Byung-hun del suo ruolo: "Non è un uomo diverso dagli altri. È uno che farebbe di tutto per difendere la propria famiglia e farla vivere bene. Quando inizia questo percorso criminale scopre però di essere più furbo di quanto immaginasse e comincia anche a provarci gusto". Una curiosità. Il cosiddetto boom economico sudcoreano - spesso definito 'Miracle on the Han River' - risale all'inizio degli anni Sessanta e si sviluppa soprattutto tra il 1962 e la fine degli anni Ottanta, con una crescita che in alcuni anni supera il 7-9% annuo. Si tratta di uno dei casi più rapidi di trasformazione di un paese da economia povera e agricola a potenza industriale avanzata.

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R.DeCrescenzo--LDdC